
Sempre più richieste ed utilizzate nel tessile per la casa, le fibre tessili vegetali si trovano oggi in tanti prodotti di tendenza: tappeti, tende, tessuti delle migliori firme, per rileggere in chiave ecologica la biancheria per la casa. In risposta al problematico boom delle fibre sintetiche queste fibre naturali, insieme a quelle provenienti dal mondo animale (lana, seta), vengono oggi rivalorizzate e rilanciate nel mercato, in un clima di ecosostenibilità e di riscoperta della naturalità. Ricavate da varie specie vegetali queste fibre sono composte essenzialmente di cellulosa che, insieme alla lignina, donano al materiale un’estrema elasticità, tenacità, resistenza e rigidità. Igroscopiche, traspiranti, ben lavabili anche ad alte temperature e facilmente tingibili, le fibre vegetali nel tessile rispondono perfettamente alle esigenze del prodotto, grazie alle loro qualità naturali intrinseche. Seguendo processi di estrazione e lavorazione diversi, a seconda della parte di pianta da cui sono ricavate, queste fibre possono essere così classificate:
– Dal seme
Cotone – sicuramente la più importante fonte di fibre vegetali oggigiorno, ma anche quella maggiormente utilizzata in diversi settori del tessile, date le sue eccellenti proprietà di morbidezza, isolamento, resistenza alla rottura e facilità di colorazione.
Kapok – ricavato dal frutto dell’omonimo albero, è generalmente usato come riempimento per cuscini, materassi e imbottiture, poichè le limitate dimensioni delle sue fibre ne impediscono la filatura.
– Dallo stelo
Lino – una specie erbacea piantata come il cotone da tempi antichissimi, è dopo di questo la più diffusa ed utilizzata commercialmente in tutto il mondo. Già ben conosciute dai tempi dell’Antico Egitto le sue fibre, lunghe mediamente 50 cm, furono coltivate dai Popoli Mesopotamici, dai Greci e dagli Antichi Romani, fino ai giorni nostri.
Canapa – ottima per la sua alta resistenza all’umidità ed alle variazioni climatiche, già dal V secolo a.C. veniva utilizzata per fare il 90% delle corde e delle vele da navigazione. Oggi questo prodotto viene sempre meno richiesto, data la concorrenza di altre fibre più a buon mercato.
Ginestra e ramié – d’impiego poco diffuso dati gli elevati costi di produzione.
Bambù – una fibra ecologica morbida, traspirante, assorbente, antibatterica e anti UV, non contiene alcun additivo chimico e può essere filata sola o mescolata con cotone, seta, modal o altre fibre artificiali di cellulosa rigenerata.
Juta – estratta dalla corteccia del “corchorus capsularis”, è una fibra naturale estremamente forte, ruvida, antistatica ed isolante. Meno elastica delle altre, risulta ottima per sacchi ed imballaggi, ma è anche usata per sotto-tappeti e come fondo per la posa del linoleum.
Banana – ampliamente diffusa nell’area tropicale, è perlopiù utilizzata dalle comunità indigene, che utilizzano le fibre di scarto dalla raccolta dei frutti, per la creazione di cappelli, cestini e altri accessori. Ed ancora la paglia, l’ananas, il papiro, la rafia… poco commercializzati.
-Dalla foglia
Sisal – estratto dalle grandi foglie dell’Agave Sisalana, viene comunemente usato per fare sacchi, spaghi, corde e tappeti.
Sparto – un’erba filiforme, dura e resistente, diffusa nel Mediterraneo, con fibre lunghe da 1 a 10 mm, che comincia ad essere utilizzabile verso i 13 anni di coltivazione.
-Dal frutto
Cocco – pianta tropicale tra le più longeve, produce dei filamenti ruvidi e resistenti, che avvolgono e proteggono le noci e vengono usati soprattutto per la fabbricazione di corde e tappeti.